Catastrofi nel cielo. I letterati del Cinquecento e i pronostici infausti
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1721-4777/12729Parole chiave:
Rinascimento, Astrologia, Anton Francesco Doni, Ortensio Lando, CatastrofiAbstract
Diffusi fin dal Medioevo in forma manoscritta, con l’invenzione della stampa i pronostici, gli iudicia, gli almanacchi raggiungono in breve tempo altissime tirature. Buona parte della letteratura pronosticante riguarda eventi catastrofici, tra cui alluvioni e diluvi (celebre quello previsto per il febbraio del 1524 in occasione della grande congiunzione nel segno dei Pesci), terremoti, pestilenze, o tenta di spiegare l’imprevisto, tra cui le comete o le stellae novae apparse nel 1572 e nel 1604. Il contributo indaga le reazioni dei letterati del Cinquecento (in particolare con le ‘novelle sul diluvio’ di Anton Francesco Doni e Ortensio Lando) e del primo Seicento ai pronostici infausti dell’epoca, evidenziando inoltre lo scarto tra le posizioni private e quelle pubbliche. In un panorama variegato e influenzato dalle bolle di Sisto v e Urbano viii sull’astrologia, si alternano la condanna severa della iudiciaria o la messa in burla delle previste calamità, ma anche – nel rispetto dell’etimologia di ‘catastrofe’– il recupero di una speranza di rivolgimento o perfino di renovatio, come accade con la Catastrofe del mondo del medico-filosofo Giovanni Francesco Spina.
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