Nel sublime. Condizioni dell’immaginazione e del sentimento nel pensiero leopardiano
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1721-4777/15724Parole chiave:
assuefazione, creatività, immaginazione, Leopardi, sublimeAbstract
In un denso pensiero zibaldoniano del 1829, composto da cinque brevi appunti connessi l’un l’altro e scritti tra la metà d’aprile e la fine di maggio, Leopardi esamina le condizioni che possono influire sulla nostra facoltà di immaginare poeticamente e creativamente, regolandola e addirittura spegnendola. Spicca in questo pensiero l’attenta considerazione delle circostanze anche minute dell’esistenza, le quali agli occhi di Leopardi, entro la sua generale teoria della conformabilità degli esistenti, possono determinare lo sprofondare dell’io in uno stato di morte in vita, di gran lunga peggiore della morte stessa, oppure garantire una vita vitale, ricca di illusioni, sentimenti, azioni magnanime, poesia. Sullo sfondo di questa acuta rappresentazione della precarietà dell’esistenza si sviluppa la traccia, solo apparentemente esile, di un’originale rielaborazione della nozione di sublime, nella quale Leopardi sembra individuare il fondamento concettuale per una complessiva messa a sistema dell’intera riflessione.
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