Dalla città-centro alla città-periferia. Giancarlo De Cataldo e la narrazione dei margini
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1721-4777/16899Parole chiave:
letteratura italiana contemporanea, ‘noir’, periferia, Roma, spazi urbaniAbstract
Il contributo indaga il mutamento della dicotomia centro-periferia della città di Roma attraverso una rilettura della narrativa di Giancarlo De Cataldo. Il racconto dello spazio urbano in Romanzo criminale (2002), Suburra (2013) e La Svedese (2022) offre una rivisitazione crime dell’immaginario periferico romano dalla fine degli anni Settanta al secondo decennio degli anni Zero. L’autore esplora complessità e ambiguità del vivere ai margini del contesto culturale di riferimento, dove la stessa condizione di marginalità non è prerogativa esclusiva delle zone edificate nei pressi delle tangenziali, abitate da diverso tempo da gran parte della popolazione. Il sistema delle infrastrutture innerva il tessuto urbano dialogando con la più lontana città monumentale e divenendo zona identitaria con una propria narrazione da legittimare. Lo studio intende mettere in luce come l’opera narrativa di De Cataldo sia stata capace di rappresentare il mutamento del concetto di periferia e la diversa percezione del degrado territoriale e morale.
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