«Griseldaonline», vol. 22 | 2 (2023) – Call for Paper

2022-05-12

Tribunali

L’interesse per il delitto e per i dibattimenti nelle aule dei tribunali costituisce una componente macroscopica della cultura contemporanea: ben presente nei Media, dove non è limitato alla cronaca, stampata o televisiva (luoghi istituzionali del giornalismo giudiziario), ma tracima spesso nei più diffusi programmi di approfondimento (si pensi ai famigerati plastici di Cogne in prima serata…). Ma soprattutto, delitti e processi alimentano in maniera significativa i più svariati filoni narrativi (romanzi e racconti; film e serie televisive) in un panorama sempre più specializzato e definito di generi e sottogeneri (dal giallo giudiziario/investigativo alla Perry Mason, al Legal Thriller, alle specializzazioni forensi del Medical thriller ecc.). Un fenomeno non nuovo, in realtà, se già nel 1906 il penalista Scipio Sighele (uno dei protagonisti del processo Murri) indicava la «letteratura dei processi» come un genere prepotentemente «alla moda». Fenomeni mediatici della contemporaneità che riarticolano una convergenza di interessi che è di sempre, a partire dalla tragedia greca (l’Orestea è forse il caso più noto); e che contrassegna il nesso antico tra letteratura, arte della parola e retorica giudiziaria (mai venuto meno, se la declamazione giudiziaria fittizia, pratica scolastica del mondo antico, è tutt’ora ben presente nelle scuole di giurisprudenza anglosassoni).

La connessione tra letteratura e processo giudiziario è un fenomeno che ci riporta all’alba del grande romanzo realista ottocentesco, al quale ha fornito materiali, spunti e, in alcuni casi, veri e propri intrecci narrativi. Si pensi allo Stendhal del Rosso e il nero (1830), che fu ispirato da un processo di una corte d’Assise di provincia o al Colonnello Chabert di Balzac (1832), costruito dal punto di vista ‘legale’ del narratore/avvocato. Sono del resto quelli gli anni in cui nasce il moderno giornalismo giudiziario (il numero 1 della «Gazzette des Tribunaux» è del novembre 1825).

Si delinea da allora, per arrivare ai nostri giorni, una complessa e dinamica articolazione tra giornalismo, letteratura ‘alta’ e narrazione ‘popolare’, con significative intersezioni tra temi, modelli narrativi e pratiche comunicative (cronaca giornalistica e romanzo; le forme ibride del new journalism e del non-fiction novel; fiction televisiva e seriale, fumetto ecc.).

Una relazione consolidata, quella tra Letteratura (o più latamente tra l’universo della narrazione) e Diritto, che non a caso da qualche decennio ha dato luogo, nel mondo accademico americano, allo specifico settore di studi (istituzionalizzato in cattedre ed insegnamenti), di Law and Literature (ma meglio sarebbe parlare di Law and humanities). Che vede la pratica legale non solo come fonte di temi e materiale narrativo, ma che anche indaga il ruolo dello Storytelling nel contesto processuale. A fronte di una crisi della concezione del ‘fatto’ come elemento oggettivo ricavabile per via puramente deduttiva (dalla norma giuridica generale al caso specifico), si è andata affermando una concezione ermeneutica del ‘fatto’ che, in quanto prodotto da una pratica plurale di interpretazioni, può trovare un valido aiuto negli strumenti dell’analisi letteraria.

Quello tra Letteratura e Diritto è un rapporto configurabile attraverso una notevole complessità e pluralità di articolazioni. Elenchiamo solo alcuni dei tanti possibili ambiti di lavoro:

- Storia delle narrazioni di processi, condanne ed esecuzioni: dalle cinquecentesche “relazioni di giustizia” alle raccolte settecentesche di cause celebri; alla stampa specializzata otto/novecentesca.

- Narrazioni di (o ispirate a) processi eccellenti, che hanno segnato la storia della società o del costume di un paese o hanno caratterizzato importanti svolte storiche.

- Studi tematici su personaggi (figure del giudice; dell’avvocato ecc.) o situazioni specifiche (camera di consiglio della giuria popolare; escussione dei testimoni) della realtà processuale.

- Studi sulle specificità (retoriche, simboliche) del tribunale, come spazio narrativo fortemente contrassegnato in senso normativo e rituale.

- Il caso giudiziario come fabula su cui si innestano riflessioni di natura sociale, filosofica e anche pedagogica, capaci di sondare i limiti della legge o talora negoziare nuove regole. Un terreno molto battuto in tutte le epoche, dalla tragedia antica (naturale il richiamo ad Antigone) alla moderna consapevolezza del ruolo della narrazione processuale nella costruzione di un orizzonte etico e di un immaginario socialmente condivisi.

- I nessi specifici (anche in una prospettiva storica) tra modelli processuali ed espressioni narrative: dal ruolo dell’indagine psicologica e della confessione nel modello inquisitoriale (basti pensare alla figura di Porfirij Petrovic in Delitto e castigo); alle dinamiche fortemente ‘teatrali’ che caratterizzano il modello giudiziario di impianto accusatorio.

- Le influenze di specifiche legislazioni e applicazioni del diritto sull’universo narrativo e sulla lingua della comunicazione letteraria.

- I nessi tra narrazioni e scienze legate al mondo del diritto (psichiatria criminale; criminologia; antropologia criminale).

Siamo insomma di fronte a un tema il cui evidente carattere interdisciplinare travalica il semplice nesso tra Letteratura e Diritto, coinvolgendo saperi molteplici, con vertiginosi effetti sul piano dei metodi e delle implicazioni teoriche: il nesso tra verità e finzione; il problema dell’interpretazione del documento; l’ambiguità della dimensione pubblica della parola e il suo trattamento retorico; il problema del rapporto tra parola, potere e istituzioni repressive (né è casuale che a testimonianze processuali facciano riferimento importanti contronarrazioni storiche, che hanno usato il racconto del processo per dare voce agli esclusi: da Manzoni a Sciascia; da Zemon Davis a Carlo Ginzburg).

Un tema, dunque, in cui la riflessione del nesso tra Letteratura e Diritto si pone statutariamente all’incrocio plurale di discipline, quali Antropologia; Storia sociale; Storia della mentalità; Storia dell’immaginario sociale; Filosofia morale; Filosofia del diritto; Storia dell’editoria e dei media; Teoria della comunicazione.

Queste le scadenze per proporre gli articoli
articoli per la sezione «Tema» (Tribunali): entro il 1° settembre 2023;
articoli per «Mehodologica» e «Omnibus»: entro il 1° settembre 2023.