Episodi della fortuna di Rosmunda come personaggio tragico nella prima metà dell’Ottocento
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1721-4777/19313Parole chiave:
Alfieri, Longobardi, Ottocento, Rosmunda, tragediaAbstract
La cupa leggenda della principessa dei Gepidi Rosmunda, diffusa nel corso dei secoli soprattutto nelle versioni di Paolo Diacono e Machiavelli, ha sempre goduto di una certa fortuna nella letteratura scenica per il suo intrinseco potenziale tragico (sposata forzatamente al re longobardo Alboino, conquistatore del suo popolo, e costretta da questi a bere dal cranio del defunto padre, Rosmunda lo fa prima uccidere dal suo amante Helmechis; i due riparano poi a Ravenna dove, a causa delle trame dell’esarca, finiranno per darsi vicendevolmente la morte). Il suo successo è però al massimo nell’Ottocento, per l’impulso rappresentato dall’esempio della Rosmunda alfieriana e per l’interesse dell’epoca, nell’ottica di un nascente patriottismo, per le storie longobarde. L’articolo ripercorre alcune tappe di questa fortuna, esaminando le tragedie di G.B. Roselli, G.F. Gambara, T. Bandettini, P. Corelli e i libretti per musica di L.A. Paladini e P. Rotondi e soffermandosi in particolare sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi e sul rapporto degli autori con Alfieri.
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