«Griseldaonline», vol. 24 (2025) – Call for Paper
Nel Seminario dell’annata 1954/55, Jacques Lacan rivolge al suo uditorio un invito: «Restituiamo a quella famosa censura che si dimentica troppo, tutta la sua freschezza, la sua novità – una censura è un’intenzione». Certo, Lacan tratta di censura in quanto nozione psicoanalitica, ai suoi occhi distinta in Freud da quella di resistenza, ma il suo invito potrebbe rivelarsi altrettanto utile quando ci si occupa della letteratura e di quanto risiede nei suoi immediati dintorni (il teatro, le arti, la fotografia, il cinema ecc.).
Storicamente, la censura è l’esercizio di un controllo politico e ideologico sulla produzione culturale e, come tale, riguarda il rapporto tra arti e potere. Riprendendo le parole di Lacan, la «censura» – o l’autocensura – «è l’intenzione» di un singolo o di un’istituzione, alla base della quale risiedono motivazioni di tipo politico, morale, religioso.
Nei secoli, la censura ha assunto forme diverse e, dall’età del manoscritto a quella della stampa, a quella odierna dei media digitali, ha indotto scrittori ed editori a omettere, cancellare o modificare parti dei loro testi, o addirittura testi interi. Le istituzioni politiche e religiose si sono rese protagoniste di svariati tentativi di controllo di opinione ed espressione artistica ed intellettuale, come si evince – per fare un caso – sfogliando le molteplici edizioni dell’Index librorum prohibitorum, compilato per la prima volta poco più di un secolo dopo l’invenzione della stampa, nel 1559, per combattere la possibilità che il nuovo medium diffondesse l’eresia.
Nella medesima epoca, i dettami della Controriforma spingono Torquato Tasso a rivedere e correggere la Gerusalemme liberata fino ad ottenere la molto diversa, e poco fortunata, Gerusalemme conquistata. In casi come questo, secondo la definizione di Luigi Firpo, si parla di ‘correzione d’autore coatta’, per cui imposizioni esterne tendono a sviare lo scrittore dai suoi progetti originari. Qual è dunque il rapporto tra la volontà dell’autore e il contesto in cui si trova ad operare? La questione è complessa e stringente. D’altronde, almeno nella modernità, è la stessa funzione-autore, secondo il Foucault degli Scritti letterari, a fungere da dispositivo atto a garantire chi esercita il potere circa la possibilità, attuale o futura, di censurare i testi.
Ma ogni tempo ha i suoi procedimenti censori: è dei primi del Novecento, per esempio, l’atto di nascita della censura cinematografica in Italia (Legge 25 giugno 1913, n. 785), pratica che durante i decenni successivi, e fino al 2021 – attraverso ulteriori decreti, leggi e regolamenti – ha esercitato notevole influenza sulla produzione filmica.
Il concetto di censura, ancora, è oggi spesso accostato alla cosiddetta Cancel culture, e dunque al Wokeism, che ne rappresenterebbe il substrato etico-politico. Ora, queste istanze sono davvero comparabili alla censura? Esiste il rischio che alcune opere letterarie possano essere rimosse, in séguito a esse, dal panorama della lettura e degli studi? È giusto intervenire a posteriori nelle opere letterarie e artistiche per adattarle ai valori contemporanei? È possibile trovare nuove chiavi di lettura di classici oggi considerati ‘problematici’? Sono questioni particolarmente articolate, che nel dibattito pubblico italiano – per lo più – hanno suscitato condanne o contro-censure semplificatorie e spesso scarsamente argomentate. È possibile, al contrario, ragionare su questo problema, squisitamente contemporaneo, e magari demistificarne gli aspetti di fondo, senza tuttavia presupporre ciò che andrebbe dimostrato?
Questi gli ambiti di interesse della rivista:
■ letteratura italiana
■ teoria letteraria e letterature comparate
■ discipline delle arti e dello spettacolo
■ cinema, fotografia e televisione
■ lingua e letteratura latina
■ filologia classica.
Queste le scadenze per proporre gli articoli:
vol. 24 n. 1, in uscita ad agosto 2025
sezioni «Tema» (Censura), «Methodologica», «Omnibus»: entro il 1° aprile 2025;
vol. 24 n. 2, in uscita a fine dicembre 2025
sezioni «Tema» (Censura), «Methodologica», «Omnibus»: entro il 1° settembre 2025.