Distopia, utopia, paradosso: lettura (e letture) di Verg. georg. III 339-383
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https://doi.org/10.6092/issn.1721-4777/11504Parole chiave:
«Georgiche» di Virgilio, Sciti nell’antichità, Hor. carm. III 24, poesia ovidiana dell’esilio, distopia e utopiaAbstract
La digressione di Verg. georg. III 339-383 descrive la vita dei pastori di Libia e Scizia, inserendo tratti positivi o addirittura utopici in un contesto fondamentalmente distopico. Questa ambiguità potrebbe spiegarsi, oltre che con motivazioni di ordine storico-politico, con la ricerca del paradosso, che in Virgilio è funzionale a quel thaumasion che caratterizza in più di una occasione la sua poetica didascalica. Essa motiva sia le diverse conclusioni della critica moderna nell’interpretazione del passo, sia l’opposta ricezione della digressione virgiliana in Orazio, che in carm. III 24 trasforma la distopia in una utopia etica, e in Ovidio, che in trist. III 10 e Pont. IV 7 conserva solo gli elementi negativi del passo, per rappresentare la sua personale distopia di poeta esiliato da Roma, alla periferia dell’Impero.
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